PERSONAGGI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le scorribande di Fra Diavolo

Lo sapevate che Fra Diavolo ha effettuate alcune scorribande sul territorio di Terelle?

Comincio a narrare le vicende dall’inizio.

I Francesi (1796) minacciarono di invadere l’Italia;per cui Ferdinando IV° di Napoli fece la leva in massa nel regno e radunò un esercito numeroso. Per essere il nostro circondario di Sora a confine con lo Stato pontificio le truppe,dove più e dove meno, vennero accantonate; Cassino, Aquino, Arce Roccasecca ed Isoletta ne ebbero più che degli altri. Sui primi di ottobre si firmò la pace a Parigi,ma le truppe non furono congedate,rimasero dove si trovavano.

Ferdinando IV° prese stanza su Montecassino; ogni giorno scendeva in pianura a visitare i distaccamenti;si recò a Sora ed Arpino. A Roccasecca vi furono distaccati i Fucilieri di Montagna e l’Ospedale Maggiore;ad Aquino i Pontonieri.

L’archivio della curia di Aquino trovavasi nel palazzo annesso al Seminario diocesano di Aquino, allora in Roccasecca, nel 1795; quando le truppe borboniche vennero dislocate nei nostri Paesi di confine collo Stato del Papa,in Roccasecca, proprio nelle camere dell’Archivio,presero stanza,per oltre due anni,il Direttore dell’Ospedale Centrale ed il seguito! Si figuri dove e come andarono a finire i preziosi documenti!

La pace coi Francesi durò poco;quel governo rivoluzionario ben presto approntò degli eserciti per inviare alla conquista d’Italia !

“Era il novantanove. Il secolo chiudeva nella torbita agonia d’un terribile anno le lunghe agitazioni di cui era stata scosso fra tante vicende d’idee e di fatti,quando i Francesi si affrettavano verso il regno di Napoli “

“ Napoleone,dopo aver additato dalle Alpi ai suoi soldati le fiorenti città e le fertili terre che gli attendevano in premio dei loro disagi,era penetrato nel Piemonte e nella Lombardia…,rovesciando troni e creando principati,e,sacrificata la libertà di Venezia-della quale fremeva il Foscolo-aveva comandato alle truppe vittoriose la marcia su Roma…Restava Napoli,il passo era breve “

Ferdinando IV°,spinto dal Governo inglese,non mantenne la neutralità con la Francia. Fece occupare le legazioni di Benevento e Pontecorvo e con un esercito di 60 mila uomini,al comando del tedesco Mach,si portò in Roma nel suo magnifico Palazzo Farnese, movendo da Montecassino.

Intanto i Capimassa Fra Diavolo, Pronio, Sciabolone e Salomone a capo delle truppe insorgenti molestavano per la riscossa i Francesi che avevano in Napoli proclamata la repubblica partenopea.

Ma i Napoletani vennero battuti in vari scontri a Fermo, Narni, Civita Castellana ed il generale Berthier dal Campidoglio in Roma vi proclamò la repubblica. Ferdinando IV° fu costretto a fuggire dalla Città eterna !

“ Ma al cadere dell’anno 98 si videro ritornare fuggenti e sperperate,quelle milizie andate poco tempo innanzi a guerreggiare raccolte e minacciose: fu grande lo scoramento in tutti gli animi e temevasi ad ora ad ora che i francesi entrassero nel reame per la via di Ceprano “.

Il generale borbonico Banchard cercò resistere ai francesi; pose buoni soldati a Sora e ad Isola Liri : ma mise gente inetta ad Isoletta ! i francesi presero la via di Terracina, occupando Fondi, Itri e Gaeta ; una colonna per lesola, Pastena e Pico,venne ad accamparsi in Aquino senza incontrare resistenza !

“ in sull’annottare del giorno 29 dicembre furono visti dodici cavalieri presso l’antico Anfiteatro (il Colosseo ) inseguire alcuni artigiani di San Germano, i quali presi vennero condotti agli alloggiamenti d’Aquino per ottenere notizie del paese e del numero delle milizie che lo guardavano. Assicurati dalla facilità del conquisto,il dì appresso una mano di dragoni con le spade

sguainate apparvero presso San Germano inseguenti alcuni fuggitivi dell’esercito borbonico,e quella povera gente,che,abbandonando la città,cercava in altri luoghi un ricovero. Tra questa era il vescovo di Segni,il quale con gli altri patì nella pubblica via lo spogliamento d’ogni sua cosa e fin delle vesti “.

Dopo aver commesso in Cassino un mondo di ribalterie le truppe francesi occuparono Capua, Caserta e Napoli scacciandovi il borbone.

L’esercito francese a marce forzate prese la via di Napoli,al comando di Championnet, per Ceprano, Isoletta,Aquino Cassino; Maedonald, che formava l’ala sinistra per Avezzano negli Abruzzi,ed i generali Rey e Forest, coll’ala destra, per Terracina, colle legioni polacche e un reggimento di cavalleria. Verso Itri, fra le gole rocciose di Sant’Andrea un piccolo fortino,costruito dai soldati del corpo di Lucania e difeso dalla moltitudine di insorti di Itri,arrestò la marcia dei francesi. Comandava quei volontari intrepidi,rudi,ma fieri della libertà,forti nella fedeltà al Sovrano e nell’attaccamento alla religione avita,il giovane itriano, Michele Pezza “ Fra Diavolo “ ben noto per ardimento e coraggio. Il fortino cadde;ma a caro prezzo,di Francesi ne morirono tanti !

Il 23 gennaio( 1799 ) le truppe francesi entrarono in Napoli e si proclamò la repubblica partenopea. I così detti Capimassa, Fra Diavolo, Pronio, Sciabolane e Salomone,che comandavano le truppe insorgenti per la riscossa e per la restaurazione del governo borbonico,senza posa ed in ogni maniera tormentavano i Francesi. Costoro che tenevano occupata Napoli,ben presto si videro a mal partito,e,temendo di dover capitolare ai Borboni, già ben preparati alla riscossa,sui primi di maggio del 1799,uscirono da quella città in numero di 13.000.Come una turba di lanzichenecchi percorsero in fuga precipitosa la provincia di Caserta,commettendo le atrocità più inaudite in Cassino, Piedimonte, Aquino, Roccasecca, Arce ed Isola Liri.Questa lunga teoria di belve,(che di umano non avevano che le forme)pervertiti e paurosi,dovunque trovavano resistenza,scappavano via;ma,dove gli ostacoli erano facili a superarsi,ponevano tutto a sacco e fuoco,uccidendo vecchi,donne e bambini,per solo istinto di brutale malvagità !

Per opera loro l’undici maggio 1799,vigilia di Pentecoste,la più tremenda sciagura piombò su Cassino, Montecassino, Piedimonte, Aquino, Roccasecca, Arce ed Isola Liri dove commisero azioni indegne di popolo civile! Ciò che non si poteva portar via,veniva bruciato! Il vescovo del tempo, Mons. Giuseppe De Mellis, che si era rifugiato sul Castello di Santopadre, quando intese del passaggio dei francesi,pensò di far portare su quel Paese,nascosto in alto fra i monti,quei documenti antichi,che si erano riusciti a salvare dalle truppe borboniche di stanza a Roccasecca…e spedì diversi mulattieri a prenderli. Si riempirono vari sacchi e si caricarono sui muli;mentre si era a mezza strada,sul più erto del monte Campeo i vetturali furono raggiunti da alcuni,che scappavano gridando l’arrivo dei Francesi;presi essi dal panico sciolsero i sacchi e montati a cavallo via di corsa a Santopadre! Era stato dato un false allarme ma,quando si pensò e si potette andare alla ricerca dei sacchi,non si trovavano né sacchi ,né carte! I sacchi erano stati presi e le carte,o disperse,o bruciate,per farne falò,dai pastori ignoranti!

In Aquino un Can. della Cattedrale,su di un libro di conti,lasciò scritto! “ oggi (11 maggio ) sono passati qui i francesi,inseguiti dalle truppe regie…ed in questa Chiesa non hanno lasciato neanche un candeliere ! “.

In Isola Liri il giorno seguente-festa di Pentecoste-i francesi trucidarono in totale circa 600 persone,di cui 350,quasi tutti donne e bambini,dentro la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo! Oltre 100 forestieri furono pure massacrati. Il giorno 13 depredarono ed incendiarono il Monastero di Casamari; i Monaci che non erano andati via vennero seviziati e poi uccisi !

Dopo la rivoluzione francese nel Regno di Napoli si ebbero dei moti repubblicani e reazionari incomposti e senza una vera idealità predominante e spiccata. Ad Arce un fabbro,tal Pietro Guglielmi,colle vesti da Borbonico,commetteva innumerevoli furti e rapine;a Cassino dominava Angelo Ricci, (orbo di un occhio )detto perciò Moliterno, dal generale borbonici,cui mancava un occhio, ed altrove consimili arnesi,tutti alle dipendenze di Gaetano Mammone di Sora, capo dei reazionari !

Di questi tristi figuri e dei più tristi episodi di barbarie collettiva ed individuale,verificatisi sul finire del secolo XVIII,è rimasta nella memoria tradizionale delle nostre popolazioni si dolorosa ed infausta ricordanza che se ne parla ancora con forme ed espressioni così vive di orrore da rimanere stupìti…!

Sulla fine di luglio il Cardinal Ruffo spedì nello Stato pontificio,da Napoli,il Radio con due compagnie di fucilieri calabresi,un piccolo distaccamento di cavalleria ed un battaglione di artiglieri con quattro cannoni. Fu il Radio che liberò Sora da Mammone.

Dei fattori del regime repubblicano nel regno di Napoli sulla fine del secolo XVIII, che io mi sappia,nativo di queste nostre contrade,della Valle del Liri, solo Cino Roselli di Esperia morì sulla forca;gli altri furono perseguitati,condannati,ma non vi lasciarono la vita!

Il possesso del regno di Napoli era sempre nelle mire dei francesi! Sul finire del 1805 Napoleone I dichiarò che “ la dinastia di Napoli aveva cessato di regnare “.La Corte dei Borboni passò a Palermo e le armi regie e quelle degli Insorgenti,protette per mare dalle navi inglesi,si prepararono a resistere ed opporsi agli invasori.Tornarono le genti di Fra Diavolo,di Rodio e di Sciabolone e l’esercito regio si fortificò in Gaeta ben munito di artiglierie.

L’otto febbraio1806 i nemici,in numero di 45 mila,apparvero sui confini del regno verso Frosinone e Terracina sotto il comando di Massena. I Borboni aiutati dai Russi e dagli Inglesi si erano preparati alla difesa: il quartiere generale era a Teano: il centro di Venafro, Mignano e Cassino; l’ala destra a Pescara (con 7600 Napoletani,1800 Russi e 600 Montenegrini );la sinistra cogl’Inglesi, comandata da Kryeg a Sessa e l’avanguardia ad Itri! La fortezza di Gaeta la comandava il Principe di Assia Philippstadt. Cosa strana, si tenne il consiglio dei Comandanti l’esercito di difesa e si decise la ritirata,tagliando i ponti sul Garigliano! Fra Diavolo non tradì la causa borbonica,anzi si gettò a capo fitto nell’opporsi ai Francesi collo stesso ardore,come aveva fatto sette anni prima! Si reca in più di 40 Comuni della nostra provincia,fa la leva ed ordina di tenersi pronti per la difesa nazionale.Si chiude in Gaeta con 4000 soldati,molesta i Francesi. Facendo delle sortite dalla fortezza così repentine,impetuose,travolgenti,con temerità meravigliosa e con movimenti alla sordina,quasi sempre scompiglia l’inimico! Una volta rientrò a Gaeta carico di viveri e provvigioni. Il 22 feb. lo vediamo a Campodimele a Monticelli; sui primi di marzo in Abruzzi e poi a Pico, S.Oliva,Ausonia,Selvacava,Spigno e Maranola; rientra a Gaeta,dopo aver inchiodati,con atto di audacia,diversi cannoni francesi sul monte di Serape.Esce di nuovo e combatte ad Esperia,gridando ai suoi soldati:si salvi il popolo,muoiono i Francesi! La sera del 6 aprile va a Roccasecca; il giorno dopo a Campodimele, Maranola e Gaeta!Esperia cadde nelle mani dei francesi,per cui costoro,tenendosi sicuri nelle retrovie,fecero venire da Roma –percorrendo la via Appia per le Paludi Pontine un convoglio di diverse donne francesi,che dovevano raggiungere in Napoli i loro mariti. Fra Diavolo lo catturò fra Itri e Fondi e,senza far torcere alle donne un capello,le fece accompagnare fino a Capua, ricevendone i ringraziamenti dal Comandante di quella fortezza.

Chiamato dal re va a Palermo,ed il 26 aprile era in viaggio:avuto il comando di sollevare le popolazioni della Basilicata e delle Calabrie, il 26 giugno con buon numero di soldati è ad Amantea, a S. Eufemia,a Carolei, a Cellara, attaccando con scaramucce i Francesi. Con 1500 uomini combatte a Cosenza e li sconfigge. Va per mare a Policastro e sbarca con soldati e sei cannoni: occupa Cassano, e poi,nuovamente per mare,sbarca a Pisciotta: Passa all’isola di Capri,dove comanda le truppe,che assediano la cittadella,che poco dopo si arrende. Per la grave ferita riportata dal Philippstadt la fortezza di Gaeta capitolò il 28 luglio. Però Fra Diavolo non si arrende ! Il 1° settembre sbarca a Terracina, va ad Itri e Mola; attacca i Francesi su le alture di S. Marco,ma è battuto. Sfugge a due colonne mobili,e si reca a Pontecorvo, S.Giov.Incarico,Arce,Arpino e Frosinone.Raduna 2000 uomini e corre a Sperlonga,dove,aiutato dal mare, dalle navi inglesi,combatte presso la torre di S.Anastasia coi francesi.Si allontana e si reca ad Alvito ed Atina e le solleva contro i Francesi. Fa atti di vendetta a Piedimonte, Belmonte,Terelle Capriati al Volturno,perché favorevoli ai Francesi e fissa a Sora il suo quartiere generale. Le guardie civiche e provinciali da Pontecorvo, da Itri,Fondi, da Arpino, da Cassino; per Terelle e Vallerotonda le milizie francesi muovono contro Fra Diavolo, secondo ci fanno sapere i Diarii del tempo.Anche la cavalleria venne adibita, come pure le truppe della Valle di Roveto,comandante da Forastier e quelle del Molise e di Napoli per debellare Fra Diavolo. Questo movimento ebbe luogo fra il 16 e 24 settembre ( 1806 ). “ Fra Diavolo doveva essere schiacciato “ quantunque si fosse fortificato in Sora, murando le porte,rompendo i ponti sul Liri, e ponendo sei pezzi di artiglieria. L’assedio durò due giorni:il 25 la città veniva occupata e data in balìa della soldatesca. Si combattè con furore da ambo le parti “ da rimanere il suolo ingombro di morti,di feriti e mutilati “.L’ebrezza crudele e la gioia infernale dei Francesi li spinse ad eccessi e rappresaglie sanguinose di una indicibile vergogna per un popolo civile. Il Diario del P. Ottavio Fraia di Montecassino ci fa sapere : “ 26 venerdì (settembre ). E’ stato oggi preso il vescovo di Aquino, Mons. Giuseppe De Mellis di Lauria, e portato in S.Germano, sotto la scorta di ufficiali e gendarmi a cavallo. Si dice che avesse corrispondenza con Fra Diavolo “.

Grandi feste furono ordinate per tre giorni,perché si ritenne essere stato “ Fra Diavolo “ ucciso. Invece era fuggito !

Appena i francesi seppero della fuga di Fra Diavolo cercarono di intercettargli la via dislocando le truppe sui monti di Rendinara,Veroli, Frosinone, Ceprano, Tagliacozzo, Sulmona,Castel di Sangro, e squadroni di cavalleria furono mandati a Cassino, Montecassino,sull’Albaneta, a Venafro, etc..Fra Diavolo per Casalvieri, Alvito, Casalattico, Terelle, Caira, S.Michele, (Cassino) traversando il Liri, fu in Esperia il 3 di ottobre e con uno stratagemma sorprese la guardia nazionale, attaccò i Francesi cacciandoli verso Pignataro (Interamna )! Si portò per Pico, S.Giovanni Incarico a saccheggiare Bauco, nello Stato del Papa e per la via di Falvaterra, Pastena, Campo di Mele, apparve a Maranola e poi a S.Croce ( Minturno ) e pei monti di Spigno arriva di nuovo ad Esperia con 300 soldati.

Fra Diavolo avrebbe voluto imbarcarsi a Terracina per recarsi a Palermo dal re; però non gli riuscì,essendo stati sparsi nel circondario di Gaeta e di Sora,oltre dieci mila soldati,senza contare le guardie nazionali,gendarmi ecc…

Una divisione venne mandata,sotto il comando del generale Duhesme, nello Stato Pontificio.

La caccia fu assidua e feroce,ma Fra Diavolo era sempre lui ! assale inaspettato presso Arce un battaglione francese,disperdendolo,e non lascia traccie di sé. Scoperto e raggiunto sotto Cervaro dal colonnello Hugo, per la nebbia fitta, che avvolgeva le montagne, non potette essere assalito ed i cannoni francesi rimasero inattivi!.

Fra Diavolo salì sui monti di Acquafondata nel dì seguente; i Francesi attaccarono la retroguardia di lui: si combatte, ma una pioggia dirotta fece cessare la zuffa sul far della sera. La notte i Francesi,avvertiti dai paesani,sorpresero Fra Diavolo ed i suoi seguaci all’improvviso mentre dormivano,e ne uccisero molti,costringendo gli altri a scappare verso Venafro ed Isernia.

Il 15 ottobre corse voce che Fra Diavolo era stato ucciso,ma poi si seppe dalle spie che era fuggito e che lo avevano visto sul " Biferno, negli Abruzzi, verso le Puglie e a Napoli ed in Terra di Lavoro; che compariva in mille parti e s’involava sempre, invisibile, come un genio, veloce come il vento, indomito come il leone della foresta!" Con 1500 uomini il Pezza si aggirava sulle montagne di Corredo e di Guardia verso il Matese,molestando i Francesi con delle scaramuccie, senza venire a battaglia decisiva. Stretto fra le ali numerose dei soldati francesi il Pezza coi suoi dovette ritirarsi nella valle di Boiano, e presso Vinchiaturo venne disfatto:morirono circa 400 Francesi ed una quarantina di borbonici; tanto Hugo che Fra Diavolo,rimasero feriti.Passa per Montevergine sale alle Forche Caudine,con soli 50 uomini,con uno stratagemma molto curioso arriva a Castellammare (di Stabia ) nella speranza di potersi imbarcare per l’isola di Capri tenuta dagli Inglesi. Non gli riesce, va a Postano,ad Eboli, Cava ( dei Tirreni ) Salerno,Campagna ; viene a zuffa coi Francesi ed è ferito (28 ottobre). Per Eboli cerca di recarsi a Napoli per la via di Nocera e Baronissi. Per tradimento vien riconosciuto,il 1° novembre, trasportato a Napoli, gli si fa un giudizio sommario. Non si volle difendere, condannato venne afforcato verso l’una dell’undici novembre 1806 con l’uniforme da brigadiere borbonico,col brevetto di duca di Cassano al petto, nella malinconica piazza del Mercato in Napoli. Fu malmenato, dalla inettezza del boia, anche sulla forca ! Dopo l’esecuzione,il corpo appeso alquante ore per esemplare visione,fu portato a seppellire nella chiesa degl’Incurabili. La corte in Palermo fece celebrare solenni funerali pel Pezza, coll’intervento di tutte le autorità civili e militari e di S. Alt. il Principe Leopoldo di Borbone.

Questo formidabile Capo d’insorti,valoroso guerriero ed abile agitatore,è senza dubbio il più coraggioso rappresentante della rivoluzione napoletana contro la conquista francese. Anche Gaschot ed il Rombaud lo giudicano ora un brillante ufficiale ed una grande figura di partigiano.

Michele Pezza nacque ad Itri,graziosa cittadina di Terra di Lavoro,il 7 aprile 1771: il padre si chiamava Francesco. Ancora bambino cadde infermo,la madre per pia consuetudine,lo votò a S. Francesco di Paola,a condizione,che, se guariva, gli avrebbe fatto indossare il saio benedetto, che non si toglieva di dosso fino a che non diventava logoro. Guarito, si vide il piccolo Michele girare come un fraticello dal bianco cordoncino ai fianchi e col cappuccio nero appunto in testa.

I compagni cominciarono a chiamarlo: Fra Michele; quantunque sia per la vivacità che per irrequietezza di carattere fosse tutt’altro che frate ! Il maestro – un Canonico-richiesto dal padre del ragazzo sulla condotta di suo figlio,gli disse :lo chiamano fra Michele,ma bisognerebbe chiamarlo Fra Diavolo. Da quel giorno Fra Michele divenne Fra Diavolo.

Qualcuno lo volle frate minore; qualche altro terziario francescano; c’è chi lo disse pasqualino al convento di Pofi,o in quello dei Galdini; berrettaio, lavoratore di calze,ex cappuccino, ecc...

Credo che il soprannome abbia influito a dare la stura a tante storie fantastiche cantate nei romanzi,nella poesia,nella musica, nella pittura su “ Fra Diavolo. Egli “ volgare e malfattore non fu mai “Fu giovane impulsivo,coraggioso,pieno di ardimenti,irrequieto,fedele alla dinastia di Napoli; inimico giurato dei Francesi che odiava profondamente,specie dopo che costoro gli uccisero il padre,mentre stava accudendo alle faccende domestiche".

  aricolo di Ernesto Ciccone